Cattedrale di St. Mary, San Francisco, 1963-1971

con Pietro Belluschi e Mc Sweeney, Ryan & Lee Architects e L. F. Robinson & Associates, Impresa Soc. Cahill Construction Co

Con il progetto della cattedrale di St. Mary, Nervi, incaricato in qualità di structural design consultant dall’amico architetto Pietro Belluschi, dean di architettura al Massachusetts Institute of Technology e consulting architect per lo studio locale McSweeney, Ryan & Lee, non esita a raccogliere la sfida di mettere alla prova le proprie sperimentazioni sulle strutture per un’opera molto innovativa in una zona a forte sismicità.

Il progetto si caratterizza per la cupola a paraboloidi iperbolici, che ricordano quelli della cattedrale di Kenzo Tange a Tokyo ma anche quelli studiati da Eduardo Catalano, amico e collega di Belluschi al MIT. Disposti a croce greca, i paraboloidi, alti 42 metri, poggiano su archi a profilo e sezioni triangolari che riportano il carico su quattro scultorei pilastroni inclinati. Rinforzati da nervature a vista sulla faccia interna, i paraboloidi sono realizzati mediante l’usuale sistema adottato da Nervi di tegoli prefabbricati in ferrocemento, qui sagomati a triangolo, e getti di completamento in opera. Ne deriva, all’interno, un’elegante trama a maglia triangolare ordita secondo le rette sghembe orizzontali di una delle due famiglie di generatrici dei paraboloidi, e linee curve spaziali per le nervature che ne sposano la configurazione a doppia curvatura.

Quasi a voler sottolineare i fondamenti geometrici della concezione spaziale, il rivestimento della cupola in lastre di travertino è scandito invece dalla doppia maglia di rette sghembe che genera la superficie rigata a doppia curvatura dei parabolidi.

Le sperimentazioni su modelli condotte all’Ismes tra il 1964 e il 1965 sono per Nervi il banco di prova della sua intuizione strutturale. I risultati, che ne attestano la validità, saranno confermati dalle verifiche condotte al computer sulla base di modellazioni numeriche avanzate da parte di Robinson & Associates, responsabili locali del progetto esecutivo, e dei revisori californiani.

Nella fase esecutiva, il ruolo di Nervi finisce però per sfumare, nonostante egli pensi persino di spedire via nave i pezzi prefabbricati della cupola da Roma a San Francisco.

Tra quest’ultimo tentativo di controllare il cantiere e la sorpresa di veder verificate al computer le intuizioni testate su modelli sperimentali si consuma quasi la fine d’un mondo. L’ingegneria è divenuta engineering e uno studio a conduzione familiare come quello di Nervi ha poche speranze di sopravvivenza, nonostante l’incontenibile fama internazionale. St. Mary è il canto del cigno non soltanto dello studio Nervi ma di un’intera stagione dell’ingegneria civile.

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